domenica 27 ottobre 2013

Camminando per Santa Maria Arabona - Manoppello 27.10.2013


Giornata bellissima alla scoperta del territorio, prodotti locali e cultura di Santa Maria Arabona a Manoppello. Alla manifestazione hanno aderito 220 persone, benissimo considerando la prima edizione. Organizzato in modo perfetto dal Gruppo di Cammino Santa Maria Arabona.
Programma della giornata:
Partenza con visita guidata all' Abbazia di Santa Maria Arabona, colazione al ristorante Arabona, visita guidata alla fontana degli svergognati, ristoro e visita alla fattoria di Lallo e apicoltura Barbetta con degustazioni di formaggio e miele, pranzo caldo con sagne e ceci e salsicca e patare e buon vino presso Country House Casale Centurione, visita guidata alla villa Romana, degustazioni con dolci tipici abbruzzesi Casale Nonno Mario, sosta da Damucc come si lavora la pietra della Majella e per concludere azienda vitivinicola bio Tenuta Arabona con assaggi di pane con olio nuovo e vino bio.


“Camminando , guardando e mangiando” è stata una iniziativa realizzata domenica 27 ottobre 2013, nella  contrada di Santa Maria Arabona in Manoppello.

I partecipanti sono stati 210, venuti  da tutti i paesi vicini, i quali hanno potuto apprezzare a “piedi” un paesaggio caratterizzato da  querce, vigne, oliveti ed orti, case sparse, ristorantini caratteristici e ville ottocentesche, oltre a  monumenti eccelsi e misteri ancora irrisolti, vecchi di millenni.

Un’Abbazia quella di Santa Maria Arabona nei  cui  ambienti è riposta lo slancio del gotico francese , la testimonianza dei segreti della Fonte degli Svergognati, la vicina Villa Romana e l’Olivone, caratterizzata per i suoi  possenti rami e il fresco dove si usava schiacciare un pisolino durante i giorni e le notti di calura estiva.

Più avanti si arriva a  casino Centurione”, il cui nome suggerisce che qui esistesse una centuriazione romana.

Questa iniziativa ha ridato al territorio di Manoppello vivacità e impulso  anche dal punto di vista commerciale e artigianale e vorrei ringraziare per questo tutti quelli che hanno contribuito all’evento, dal Ristorante Arabona, Casale Centurione di Scappaticcio Giulia ,  Casale di Nonno Mario, l’artigiano della pietra “Damucc”, infine la Tenuta Arabona  oltre al  Prof. Francesco Stoppa Direttore del Centro di Antropologia Territoriale degli Abruzzi per il Turismo (CATA) - Università G. D’Annunzio - e al gruppo di lavoro .

E’ chiaro che quando si ama il posto in cui si vive i risultati si vedono !!

Non bisogna andare lontano per fare grandi cose, basterebbe  solo prendere in mano un pugno  della propria  terra e sentirne l'odore.



Dott.ssa Tiziana Cellini
 
Alcuni commenti :
Francesco Giovanni Maria Stoppa
oggi passeggiatone gigante a Santa Maria Arabona dalla abbazia fino al Colle Centurione, nella Natura, tra monumenti, archeologia, esoterismo, sagne e ceci, dolcetti, musica, canti e balli e tanto vinooooo!

Giulia Scappaticcio
La Piana di Sanra Maria Arabona si è mostrata in tutto il suo splendore.

Francesco Giovanni Maria Stoppa
Oggi la campagna era abbagliante! la gente felice e i bambini educati.....che è successo è stata la dea Bona






















   Manoppello (Pe). Abbazia di Santa Maria Arabona

Abruzzo » Chiese » Manoppello (Pe). Abbazia di Santa Maria Arabona

Autore: Alessandra Renzetti Chiese
L’abbazia di Santa Maria d’Arabona, “figlia” del Chiaravalle.

L’abbazia di Santa Maria d’Arabona fa parte della fitta rete di abbazie che erano state create dal sistema cistercense; i cistercensi avevano dato vita ad un ordine durante il Medioevo sicuramente non trascurabile e che si era originato a partire dalla Borgogna e da Champagne addirittura nel 1069, dall’idea di un monaco benedettino chiamato Robert de Molesme che proprio a Molesme aveva riunito un gruppo di anziani eremiti che avevano come unico scopo la vita monastica e solitaria , seguendo le orme di San Benedetto. La voglia di Robert era quella di fondare una nuova comunità “colonizzando”con i suoi più fedeli compagni di preghiera, dei luoghi malsani da poter rendere vivibili attraverso il duro lavoro e la preghiera e cosi si spostò nello spazio deserto di Citeaux che anticamente era chiamata Cistercium, dove appunto fondò questo nuovo monastero che si rifece alla nuova regola che in realtà è un modo nuovo di vivere la regola benedettina.
 Il merito di questa nuova abbazia di Citeaux fu quello di far progredire la regole e sovrapporre la creazione di quattro nuove abbazie nella fattispecie La Fertè, Pontigny, Morimond, e Clairveaux e proprio quest’ultima ebbe come abate Bernardo di Fontaine, poi chiamato Bernardo di Chiaravalle appunto, che fu un vero e proprio maestro nella diffusione dell’ordine cistercense. Ed ecco che iniziò a farsi strada una nuova tecnica che fu quella di creare una vera e propria rete di abbazie che fossero autosufficienti ma tra di loro comunicanti, in modo da sottostare ad un’unica “Regola” imperante. I cistercensi hanno avuto il grande merito di sviluppare in tutto l continente numerose tecniche agricole avanzate, vere e proprie strategie per incrementare la resa economica ma anche tecniche che potessero contribuire ad incrementare l’arte o conservare manoscritti; dunque la loro “imposizione”in realtà fu positiva ed anche molto ben accetta date le conseguenze.
E cosi ogni abbazia cistercense era madre e nello stesso tempo anche figlia di altre abbazie e questo sistema incrementava ovviamente la crescita di questi edifici oltre che la loro comunicazione: figlia di Santa Maria d’Arabona è l’abbazia di Santa Maria dello Sterpeto, che si trova a Barletta (Ba), e sue sorelle sono San Benedetto de Silva a Grosseto, Santa Maria di Casanova nella vicina Villa Celiera a Pescara, Santa Maria de Caritate di cui, essendo solo citata nelle Tavole Genealogiche dell’Ordine Cistercense non si conosce la località di appartenenza, Sant’Agostino di Montalto a Montalto di Castro (Vt), Santa Maria di Palazzolo a Roma, e Santa Maria di Ponza nell’Isola di Ponza; madre di Santa Maria d’Arabona è l’abbazia di San Vincenzo ed Anastasio delle Tre Fontane a Roma.
Dunque in Abruzzo a partire dal XII secolo c’è una rapida diffusione delle abbazie cistercensi le quali però hanno un breve periodo di successo infatti in breve tempo vivono una forte ascesa proprio perché effettivamente l ‘ordine si diffonde velocemente nel periodo in cui a dare disposizioni è San Bernardo di Chiaravalle. Santa Maria d’Arabona si trova nel paese di Manoppello in provincia di Pescara, paese conosciuto per la presenza di un altro grande centro religioso molto importante che è il Santuario del Volto Santo. Manoppello è di origine romana ma la sua grande fortuna l’ebbe soprattutto durante l’epoca longobarda quando fu inquadrata anche nei combattimenti che la vedevano schierarsi contro i feudatari che avevano la pretesa di ampliare il loro controllo sul borgo e quindi sulle vie di comunicazione del paese; dunque era meta molto ambita anche dalle potenze straniere che sicuramente erano state attratte anche dalle cave di bitume molto ben strutturate fin dall’antichità, oltre che dalla regolare configurazione del borgo reso vivo dalle sue numerose abitazioni( infatti è altamente popolata sin dal Medioevo) che si schieravano intorno al castrum e dalle strette ma ben collocate strade strette e parallele che collegavano bene anche i punti nevralgici della città maggiormente costituiti da edifici nobiliari e religiosi.
L’abbazia di Santa Maria d’Arabona ha una splendida collocazione, infatti sorge in posizione collinare nel Parco Nazionale della Majella il cui paesaggio sottostante è già sicuramente causa di un benessere interiore per chi si avvicina anche per la prima volta a questo edificio di culto e la collocazione non è casuale, infatti si hanno numerose fonti pronte ad attestare che l’edificio fu costruito volutamente su un sito sacro dove anticamente sorgeva un altare dedicato alla Dea Bona una divinità pagana che in un certo senso ritroviamo anche nello stesso nome dell’abbazia, infatti essendo il suo nome latino “Sancta Maria de Ara Bona” è facilmente intuibile come ci si riferisca ad un altare dedicato a questa divinità ; in quel luogo per di più sono stati rinvenuti anche resti di reperti risalenti addirittura la Paleolitico. Ma non tutti sono d’accordo con questa interpretazione sull’etimologia del nome, infatti secondo altri studiosi il nome deriva dal caratteristico ed ottimale clima e dunque sarebbe “aera” in voce di “aria buona”, mentre i più estremisti addirittura vogliono vedere nel nome “area” il significato di “spazio aperto”; è chiaro che la corretta identificazione del nome dipende anche da una buona analisi storica, però se si considera che le abbazie cistercensi nascevano per lo più in luoghi poco curati , isolati, da ripulire si capisce subito che l’ipotesi dell’ “aria buona” va scartata.
I monaci cistercensi iniziarono a costruire l’abbazia nel 1208 e la consacrarono totalmente alla Vergine ed il suo impianto riprende in qualche modo vivi esempi che si possono notare sul versante francese anche se l’apparato ne risulta più modesto nelle dimensioni. Essa risulta incompiuta e ritoccata anche nel corso dei secoli ed effettivamente emerge dai progetti osservati che l’impianto che era stato pensato inizialmente per essere identificato non è stato realizzato totalmente: alla base di ciò sembra esserci la mancanza di denaro che comportò anche una conclusione affrettata dei lavori. L’impianto dell’edificio è a croce latina molto semplice e la porzione più ampia è quella sicuramente della navata centrale che è sormontata da un abside che presenta un altare nella sua apertura.
L’abbazia ha una caratteristica facciata che di sicuro non passa inosservata posta verso est ed è anche la facciata principale: presenta uno splendido rosone posto in corrispondenza dell’abside i cui “petali” di questa grande rosa sono scanditi da sedici piccole colonne delle quali alcune lisce invece altre sono contorte e di sicuro ciò che colpisce internamente dello stesso rosone è la luce che si irradia direttamente dall’abside e viene proiettata sul pavimento traforata; non è l’unica fonte di luce infatti il bagliore entra nella struttura anche dalle splendide monofore che sono cinque e disposte in due file proprio su questa facciata est.
La chiesa è stata costruita in più momenti e di sicuro la porzione più antica è quella dell’abside che è stato costruito insieme al transetto: è di forma rettangolare ed è affiancato da due coppie di cappelle che si affacciano direttamente sul transetto sviluppando un forte senso di spazialità vista la loro ampiezza, tutti quanti gli ambienti interni sono coperti da volte a crociera che presentano dei “costoloni” che danno maggiore slancio ai volumi e soprattutto vanno a sottolineare le luci degli archi, i quali sono acuti, ed ovviamente le fughe delle volte. Queste volte poi poggiano su dei pilastri molto dettagliati che in lunghezza presentano dei lobi che ne aumentano irregolarmente lo spessore. Ed a proposito delle colonne non si può omettere la bellezza del capitello che presenta un’ elegantissima forgiatura con decorazione vegetale alla quale fa da corona la cuspide che a sua volta è sostenuta da colonnine più sottili e tortili.
Entrando dalla piccola porta collocata a nord , sulla sinistra, si può notare da vicino la Cappella denominata dell’ “Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme”: la particolarità di questa Cappella è che conserva ancora gli affreschi originali ed è chiusa da un piccolo recinto che reca lo stemma con la croce dell’Ordine. Sulla sua parete invece è affissa una targa che ha lo scopo di ricordare il cardinale Giuseppe Caprio, definito il Gran Maestro, i Cavalieri di Gran Croce ed il Priore : tutti hanno il merito di aver voluto erigere la Cappella motivo per cui vengono ampliamente commemorati. Nella porzione sottostante alla Cappella c’è l’elegantissimo candelabro per il cero pasquale, custodito gelosamente nell’abbazia come fosse un suo pregiato” pezzo d’arredo”; esso si innalza con un particolare leggerezza su una colonna molto sottile che a sua volta è sostenuta da due cani ed un leone: i leoni secondo a ricostruzione dovevano essere due ma l’altro è andato perduto.
La tradizione vuole che questi animali che abbracciano ferocemente il fusto del candelabro simboleggino le eresie che attaccano la fede. I fusti delle colonnine che ornano il candelabro sono di diversa resa: sono ripartite in sei colonne superiori e sei inferiori con capitelli e rilievi che le rendono diverse ma molto belle e preziose soprattutto. Anche il numero “dodici” delle colonne è simbolico, infatti dodici si sa essere il numero degli Apostoli e dunque il numero dei “diffusori”della fede in Gesù Cristo, ed è proprio la fede ad essere rappresentata dai tralci di vite sul fusto. Tutta la struttura poi culmina con il porta-cero che ovviamente ha lo scopo di contenere la fiamma della “Vita Eterna”e generalmente veniva utilizzata per le celebrazioni del Sabato Santo. Di sicuro hanno lavorato alla creazione di questo cero maestri molto abili dato che addirittura viene visto come un pezzo creato da artisti francesi che probabilmente sono stati aiutati da artisti italiani di cui però non è possibile identificare la provenienza sicura.
Quello della parete est non è l’unico rosone infatti è presente un altro rosone sulla parete settentrionale in corrispondenza del quale c’è una porticina che doveva condurre verso un cimitero di cui però non si hanno tracce oggi. Un’altra porzione dell’edificio che non passa inosservata è la torre con il campanile e si può affermare che sia stata costruita molto più tardi visto che è rimasta incompiuta rispetto a quelli che erano i progetti iniziali; la facciata ovest invece è ricoperta di mattoni che cercano di colmare il vuoto lasciato dall’interruzione dai lavori e presenta un ingresso in direzione del giardino che è dotato di contrafforti d’influenza tipicamente francese.
Anche se incompiuta la struttura permane molto bella ed affascinante soprattutto perché rappresenta un ponte tangibile tra due epoche che tenta con i suoi simboli e le sue caratteristiche di convogliare in chi la osserva un vero e proprio messaggio spirituale, come accade un po’ per la gran parte delle abbazie d’Abruzzo.
  



articolo di Fabio Ponzo
LA FONTE DEGLI SVERGOGNATI

Situata lungo una stretta strada sterrata e adagiata sulla destra, proprio sotto un rialzamento di terra, questa fonte si fa notare per le sue particolarità architettoniche ma anche per il suo stato di completo abbandono, muschio ed erbacce la ricoprono nascondendo l’antica bellezza di un tempo.
La fonte è composta di due grandi vasche laterali, adibite a suo tempo per il lavaggio.

La parte interessante dove bisogna soffermarci è proprio la facciata, che oltre ad avere una vasca frontale, ha tre statuette molto particolari.

Secondo il professor Francesco Stoppa il fatto che incuriosisce di più è che da due statue, forse una femminile e l’altra maschile, fuoriesca (o meglio fuoriusciva) acqua dagli orifizi genitali e anali; tutte e due inoltre indossano un berretto “frigio”, lo stesso che era usato dagli schiavi una volta liberati, per questo il berretto assunse un valore di “libertà”, ma in questo caso invece potrebbe assumere un valore simbolico di libertà rivolto alla facilità di costumi, quindi alla poca fedeltà.
Sempre l'analisi del professor Stoppa ha posto l'attenzione sulla terza statuetta, probabilmente femminile ma ormai irriconoscibile per deterioramento, posta in basso e tra le due sopra citate, ha l’acqua che gli fuoriesce ancora dalla bocca facendo si che sia l’unica fonte sorgiva ancora funzionante su questa struttura. Che cosa voleva indicare? Purezza di parola? Forse delle tre era l’unica a dichiarare la verità. (Fonte Il Centro l'8 settembre 2012 con il titolo da Bona a Maja



Le particolarità non finiscono qui, c’è dell’altro, la parte cardine, il cuore di questa fonte. Le tre statuette sono sormontate da una lapide a forma triangolare (questa forma non può che farci tornare in mente il pezzo di piramide mozza con l’occhio onniveggente tanto caro alla massoneria; perché è stata scelta proprio questa figura geometrica, un caso? O la voglia di tramandare conoscenza … di chi sa, certe verità.) con incisa una dedica in un latino molto strano, sia per la sua forma strutturale (a volte in una stessa parola le lettere sono scritte in corsivo altre in maiuscolo) e sia per il suo significato letterario.

Andiamo ora ad analizzare insieme questa incisione, sarà scritta prima un’analisi dettagliata parola per parola con tutte le sue possibili traduzioni, poi sarà ricomposta e riformulata in tutta la sua interezza, per far sì che questa strana fonte abbia un senso, cercando di capire quale messaggio lo scultore ha voluto tramandare.

Analisi della fonte


La prima parte sembra indicare una sorta d’incitamento contro la maledizione e l’inganno; la seconda parte una dedica alla moglie con l’auspicio di amore e fedeltà.
INTESTAZIONE
A. D. = D. C.

MDCCCXVII = 1827

F. S. = INIZIALI DÌ CHI HA COMPIUTO L’OPERA (guarda caso sono anche le stesse del nome della fonte: FONTE DEGLI SVERGOGNATI, si sarà veramente firmato? )

ad Filios =  AI FIGLI
 


PRIMA PARTE
OFFICIaNt =  FUNZIONE

AFFINeS = AFFINE / SIMILE / ANALOGO


dicat = DIRE / DICO / DICE


……… (parte illeggibile solo graffita e non incisa come le altre, perché? Questa lapide, per di più, ha molte cancellature e correzioni; è stata scritta forse da una persona culturalmente scarsa? O molto furba?)
……… INaNIa = VUOTE / VUOTA (questa parola è appena dopo la parte non leggibile, quindi non si sa se incompleta o voluta così)
VulGVs = PERSONE / GENTE
Reve = RIVELARE / SVELARE (qui la lettera R è stata scritta in MAIUSCOLO  pur  mantenendo la struttura in MINUSCOLO)
dolis = INGANNI / TRUCCHI
peras / pvreas, = PERIRE / OVVIAMENTE (qui il fatto è molto dubbio. Su questa parola è stata fatta una sovrapposizione di due lettere: e / v. Ora quale sia stata incisa prima o dopo è impossibile intuirlo; quindi sono state messe tutte e due le possibili traduzioni)
tv = VOI
cave = DIFFIDARE
proGeNies = STIRPE

SECONDA PARTE
SIT = essere / è / sarà
SAcer = SACRO / SACRA
UXOrI = MOGLIE
FOns = FONTE
puri = PURI
COrDis = CUORI
IMMAGO / IMAGO = IMMAGINE (qui abbiamo un’altra stranezza. IMMAGO scritto con due M è intraducibile, scritto con una M diventa IMMAGINE. Un errore o un rafforzativo della parola? O cosa?)
HeC = QUESTO / QUESTA
me = IO / MI / HO
sincera = SINCERO / LEALE
amare = CONCEPIRE / ESCOGITARE
FIDE = FIDUCIA / FEDE

Ora proviamo a ricomporre il tutto.
Lettura ed interpretazione finale



ISCRIZIONE RICOMPOSTA
INTESTAZIONE
D. C.
1827
F. S.   AI FIGLI
PRIMA PARTE
IN FUNZIONE AFFINE DICO
……… (parte illeggibile) ……… PERSONE VUOTE
RIVELANDO GLI INGANNI PERIRANNO, DIFFIDATE DALLA VOSTRA STIRPE
SECONDA PARTE
L’IMMAGINE DELLA MOGLIE E’ SACRA FONTE DÌ CUORI PURI
QUESTA MIA SINCERITA’, SAPPIA CONCEPIRE FEDELTA’
Questa potrebbe essere una possibile traduzione, certo la certezza non è data, ma in conformità a quanto abbiamo enunciato all’inizio di quest’articolo, sembrerebbe  che tutti i tasselli tornino.


Possiamo dire che l’autore di questa fonte abbia voluto avvertire i propri figli nel guardarsi le spalle, che non è tutto oro quello che luccica riguardo alla possibile fedeltà delle proprie mogli. Nella citazione …” DIFFIDATE DALLA VOSTRA STIRPE ”… vuole in qualche modo provocare, affermando di non essere sicuri al cento per cento della loro paternità, perché la loro prole potrebbe non essere la loro. Sono parole, queste, di un marito tradito. Con questo si spiegherebbe il significato della seconda parte dedicata alla figura della MOGLIE; una figura che lui esalta a tal punto da dedicargli una fonte, ma che poi allo stesso tempo sberleffa con quelle due statue poste volgarmente; un netto contrasto con quello che scrive, con quello che realizza.


Sicuramente l’unico elemento coerente qui, è la terza statuetta centrale dove l’acqua sgorga ancora dalla sua bocca (guarda caso l’unica, proprio quella!). La purezza di parola. Perché è lui la terza statua! …” QUESTA MIA SINCERITA’ “…
Un segno questo che ci lascia stupefatti, ci fa capire che in fondo è la VERITA’ quella che resta in eterno. La menzogna invece non va avanti, alla fine sarà scoperta e chiusa come un rubinetto!

Interpretazione di Massimo Adami
Significato dell'incisione: diffidate dei replicanti, gli uomini che non sono se stessi ma imitano la moda e le consuetudini, diffidare di tale stirpe perchè è consolidata nell’inganno da generazioni. La moglie è la fonte sacra da cui attingere la vita, solo per cuori puri non contaminati. Tramite queste vie, la ricerca di verità e il sesso sacro l'uomo è pervenuto alla conoscenza e ha lasciato il messaggio ai “figli” di Dio. l’immissione nel triangolo è il marchio dell’evoluto.