I primi tre posti maschili e femminili sono i seguenti:
Numero totale gare - Donne
1
|
Gargano
|
Angela
|
651
|
2
|
Mocellin
|
Marina
|
479
|
3
|
Zanaboni
|
Maria Rita
|
372
|
Numero totale gare - Uomini
1
|
Ancora
|
Vito Piero
|
804
|
2
|
Togni
|
Giuseppe
|
761
|
3
|
Gemma
|
Lorenzo
|
657
|
Numero gare e km nell’anno - Donne
1
|
Gavazzeni
|
Giovanna Carla
|
62
|
2.708,730
|
2
|
Gargano
|
Angela
|
47
|
2.683,630
|
3
|
Mocellin
|
Marina
|
38
|
1.992,052
|
Numero gare e km nell’anno - Uomini
1
|
Gino
|
Paolo Francesco
|
110
|
4.668,779
|
2
|
Winters
|
Eugene
|
85
|
3.678,499
|
3
|
Ancora
|
Vito Piero
|
82
|
3.602,185
|
- Dettagli
- Categoria: Commenti
- Pubblicato Domenica, 01 Febbraio 2015 00:00
- Scritto da Michele Rizzitelli
110 maratone, 4.641,450 km, in un anno, una ogni tre giorni, uno a correre e tre a recuperare energie. Se fosse stato così, sarebbe stato più facile. Il fatto è che le manifestazioni vengono organizzate il sabato e la domenica, durante i “ponti”, in serie consecutive, e il riposo va a farsi friggere.
Per raggiungere le varie destinazioni, bisogna guidare il camperino con un occhio e dormire con l’altro, sdraiarsi sulle panchine ferroviarie, sopravvivere a estenuanti attese negli aeroporti e giungere, trafelati, all’ultimo minuto, sulla linea di partenza. Correre pigiando sulla vescica formatasi nella maratona del giorno prima, stressare il tendine già infiammato, adattarsi alla latitudine, alimentarsi con cibo locale e non sempre è possibile fare una doccia tra una gara e l’altra.
Per farla breve. Mentre per i comuni mortali la grande fatica è la maratona, per Francesco Paolo Gino è una piccola fatica rispetto a tutto il contorno necessario per rincorrerne 110.
Un’impresa fine a se stessa? Il gesto più naturale e spontaneo di un bipede ripetuto fino alla noia? 42.000 passi clonati 110 volte? Troppo riduttivo!
La corsa diventa il mezzo di locomozione per soddisfare la fame e la sete di conoscenza. Le gambe si muovono ritmicamente, mentre gli occhi si posano sulle persone, sulle architetture, sui paesaggi, e la mente elabora.
Prendono così corpo i reportage dall’Irlanda, con i suoi prati verdi, le nuvole che si rincorrono nel cielo infinito, la calda ospitalità e il grande James Joyce. La Francia lo colpisce per l’atteggiamento goliardico e scanzonato dei maratoneti oltre, naturalmente, ad apprezzarne il buon vino. In Germania, racconta del suo incontro con il mostro della maratona mondiale, Christian Hottas, di cui pare voglia seguirne la scia, ma si è mosso troppo tardi per potere stare al passo. Nella neutrale e pacifica Svizzera, i maratoneti sembrano armati per andare in guerra. Dell’Austria lo rapisce la bellezza dei luoghi. Non poteva mancare a New York, ma a commuoverlo non è la Grande Mela, bensì il figlio alla prima esperienza in maratona.
Dèjà vu, aneddoti, reminiscenze scolastiche, sogni onirici, esperienze vissute si rincorrono più veloci del ritmo lento della maratona. I passi si intrecciano a ricordi familiari, come a Monte Sole, in quel di Marzabotto, dove s’eleva la figura della nonna che attende ancora il figlio ventenne… e la corsa diventa pathos.
Se la prosa diventa inadeguata ad esprimere concetti, niente problemi, lo scrittore si trasforma poeta.
Ma costui, questo cittadino del mondo, questo inviato speciale sempre in corsa ha fatto solo questo nell’ anno del Signore 2014? Non è pensionato, né single e, contemporaneamente, ha gestito le sue imprese e ha curato gli affetti familiari.
Insomma, per poter portare a termine 110 maratone occorre avere un fisico bestiale, ma si deve eccellere anche in molto altro. E’ troppo facile trovare la soluzione liquidandola con l’agiatezza economica, che per raggiungerla bisogna possedere tutte quelle qualità di cui sopra. E il cerchio si chiude.
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